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Dai media ai mass media, ai new media

I mass media sono mezzi di comunicazione cartacei o elettronici che, a differenza dei semplici media, si rivolgono a un grande numero di utenti.
Categoria dei mass media
stampa
cinema
radio
televisione
internet





I mass media si rivolgono sempre a un grande numero di utenti: migliaia, centinaia di migliaia, addirittura milioni, come nel caso delle trasmissioni radiofoniche e televisive quotidiane.

Spesso queste 'masse di ascoltatori o spettatori sono raggiunti da messaggi emessi simultaneamente da un'unica fonte: è il caso delle trasmissioni radiofoniche dei programmi televisivi o dei collegamenti Internet con o senza fili.
I libri e le pubblicazioni periodiche, invece, sono oggetti materiali e devono fare i conti con i meccanismi della distribuzione commerciale 


Secondo McLuhan e alcuni suoi seguaci  le conseguenze dell'avvento del media elettrici, e successivamente elettronici, sono Incalcolabili, perché non concernono soltanto la maggiore rapidità ed efficienza delle comunicazioni, ma investono anche la qualità dei rapporti sociali, arrivando a trasformare internamente l'uomo e avviando cosi quella che può essere definita come una vera e propria “rivoluzione antropologia”


McLuhan stabilisce anche un ardito collegamento tra gli uomini contemporanei egli abitanti dei villaggi primitivi: entrambi, Infatti, vivono in comunità tenute insieme da legami fondati sull'emotività, più che sulla ragione, in cui la diffusione delle notizie è affidata a un veloce "tam tam"orale (veicolato dai tamburi nei villaggi primitivi, e dai telegiornali nelle società di oggi), che in pochi minuti rende tutti partecipi di ciò che può interessare il gruppo 

 il villaggio globale, una comunità grande quanto l'in-tero nostro pianeta, in cui gli uomini abitano - virtualmente - in più luoghi e vivono più vite, poiché per effeuo dei media elettronici si sentono emotivamente vicini ai loro simili e partecipano intensamente a eventi accaduti a migliaia di chilometri di distanza.

Dalla cultura orale ai media

Dalla cultura orale ai media

Il pensiero umano è inseparabile dalla sua espressione linguistica: senza la parola e senza quegli strumenti che, a cominciare dalla scrittura, hanno reso possibile la comunicazione di esperienze e la condivisione di visioni del mondo, elaborazioni poetiche, racconti mitici ecc, sapremmo ben poco di noi stessi e delle generazioni che ci hanno preceduti. la socialità umana sarebbe ferma a un livello primitivo, paragonabile a quello degli animali a noi più simili, gli scimpanzé, dai quali ci separa solo una minima porzione differente di mia. 
Privi della possibilità di registrare, archiviare e conservare la memoria di eventi sociali e culturali gli uomini non sarebbero stati in grado di elaborare le nozioni esplicative della propria storia, come quelle di cultura, società, mutamento, sviluppo, progresso, libertà, giustizia ecc. 


Potere e limiti della parola
Home sapiens sapiens visse per molto tempo sulla Terra senza conoscere la scrittura conoscendo solo l'espressione orale. L'espressione orale può esistere senza la scrittura
Le culture che non conoscono la scrittura sono definite dagli studiosi culture a oralità primaria.
Per loro la memoria, l'unico 'strumento* per conservare e trasmettere il sapere

Per facilitare la memorizzazione, il pensiero viene espresso mediante
formule  standard
frasi fatte
proverbi
massime

In queste culture, la comunicazione interpersonale avviene faccia a faccia in quanto si da molta importanza allo scambio immediato.

Nel discorso orale il significato delle parole non è rigidamente fissato perché può cambiare a seconda delle situazioni.           


La comunicazione orale, tuttavia, presenta alcuni limiti:
  non è persistente;
non supera una cena distanza spaziale;
  coinvolge un numero modesto di persone.

La dimensione culturale della malattia

Il presupposto dell'approccio etnologico alle forme del sapere scientifico è che le elaborazioni cognitive sono culturalmente situate: ne segue che le visioni del mondo, le interpretazioni dei fenomeni naturali e i modi di curare le malattie possono variare in relazione agli ambienti sociali in cui sono stati prodotti.
Nel campo della cura delle malattie, le società tribali o tradizionali studiate dagli antropologi si accostano alla diagnosi e alla terapia dei disturbi del corpo e della mente secondo modalità differenti da quelle.
In uso nella medicina occidentale, che nella maggior parte dei casi si fonda su di una visione “organicistica”. per cui sintomi e malesseri hanno quasi sempre una causa biologica, insita nel corpo
Particolarmente interessante è lo studio etnologico delle malattie mentali condono dall’etnopsichiatria, un'area disciplinare che coinvolge antropologi, epidemiologi e psicologi clinici e studia i disturbi psicologici nelle di-verse culture. Essa analizza anche il ruolo del contesto cul-turale nella manifestazione dei sintomi, cercando di capire in che modo il disturbo è interpretato nelle società in cui si presenta e domandandosi se i metodi di cura praticati in determinate culture sono efficaci ed esportabili presso popolazioni differenti
Durante il periodo coloniale, era abbastanza diffusa la convinzione che i popoli tribali non fossero affetti da disturbi mentali, in quanto immuni dagli stress della vita moderna. Era un'opinione discutibile, fondata su Informazioni indirette (ad esempio, testimonianze di viaggiatori) o osservazioni condotte negli ospedali coloniali
Ma ricerche sul campo condotte in seguito hanno modificato il quadro:
hanno dimostrato l'universalità di disturbi come la sindrome schizofrenica o gli stati depressivi
dall'altro hanno migliorato la conoscenza dei cosiddetti disturbi etnici, patologie del comportamento che compaiono presso un popolo e non trovano riscontro presso culture differenti.

Disturbi:
L'amok é una sindrome tipica dei Malesi, che ha inizio quando un uomo si ritiene gravemente offeso e prosegue con un suo periodo di isolamento, al termine del quale l'individuo coinvolto rientra al villaggio furibondo e si mene a correre all'impazzata, colpendo con cieca violenza chiunque gli capiti vicino.

Il latah, un disturbo caratterizzato dalla ripetizione automatica di parole, discorsi e azioni fatti da altri, talora con accompagnamento di parole oscene

Georges Devercux (1908-1985), etnologo francese, tra i fondatori dell'etnopsichiauia, ha descritto la sindrome di Cane Pazzo, osservata presso gli Indiani nord-americani Crow, di lingua Sioutc. Cane Pazzo è un giovane guerriero che si comporta in modo bizzarro e provocatorio, causando disturbo e tensioni nella vita sociale, ma è eroico in battaglia e si espone senza paura ai nemici. Di solito, prima di diventare Cane Pazzo, l'individuo in questione ha subito una frustrazione, ad esempio non è riuscito a dimostrare il proprio valore dopo essersene vantato con tutti e per questo si è coperto di disonore.

Il racconto mitico

I miti sono narrazioni che esprimono in un linguaggio fantasioso e ricco di immagini temi fondamentali come l'origine del mondo, la nascita degli dei, i rapporti degli uomini tra loro e con altri esseri viventi. 
Sono definiti anche "racconti fondativi" perché in molti casi servono a spiegare o giustificare una situazione presente cercandone le origini nel passato.
In sostanza, tutte le società hanno elaborato dei miti, tuttavia ci sono delle differenze importanti tra la funzione che i miti svolgono nelle culture prive di scrittura e il loro ruolo nelle società che hanno elaborato un pensiero scientifico e ricostruiscono criticamente il loro passato attraverso l'indagine storiografica
Nelle culture tribali il sapere è tramandato oralmente, il mito serve a organizzare il tempo e a definire il rapporto tra passato e presente


Levi strauss
L'analisi dei miti è uno dei punti di forza dell'antropologia strutturale di Lévi-Strauss, che a questo tema ha dedicato il ciclo delle Mitologiche, comprendente 4 volumi: 
Il crudo e il cotto (1964)
Dal miele alle ceneri (1966)
L'origine delle buone maniere a tavola (1968)
L'uomo nudo (1971)
Nei titoli di questi volumi c'è un richiamo al passaggio dalla natura alla cultura (la cottura, le ceneri, le buone maniere), che costò all'umanità la rottura definitiva dell'unità tra mondo celeste e mondo terrestre; di questo passaggio il mito è stato la voce narrante sia per cercarne delle spiegazioni sia per rievocare nostalgicamente un'età dell'oro tramontata per sempre
Lévi-Strauss considerare il mito in se stesso e porlo in relazione con altri miti allo scopo di individuare una sorta di grammatica sottesa ai racconti.

Per 20 anni lui si immerse in un mondo variopinto e caotico di storie apparentemente senza capo nè coda, che a un'attenta analisi rivelarono però dei punti fermi:


  • l'esistenza di "mitemi", ovvero di nuclei narrativi di base ricorrenti in moltissimi miti: il bambino  rapito dall'orco, la giovane donna sedotta da un imbroglione che si spaccia per suo sposo...
  • Il secondo punto fermo è il modo in cui i nuclei narrativi si combinano tra loro nello sviluppo della storia
Al termine del suo immenso lavoro Lévi-Strauss comprese che la costruzione dei racconti mitici non è del tutto libera ma obbedisce a un certo numero di regole, paragonabili a quelle che presiedono all'articolazione del linguaggio parlato: dopo la scoperta delle strutture della parentela, l'analisi paziente dell'etnologo portò alla luce le strutture del mito: non contenuti o funzioni, ma regole di trasformazione e combinazione dei nuclei narrativi

Due interpretazioni della magia: Frazer ed Evans-Pritchard

James Frazer si preoccupò di individuare quali fossero i principi del pensiero su cui essa si basa la magia, arrivando a isolarne due: 

-il principio di similarità (secondo il quale il simile produce il simile) 
-il principio di contatto (secondo il quale le cose che sono state a contatto tra loro continuano ad agire l'una sull'altra anche dopo la cessazione del contatto fisico). 


I due principi danno origine, rispettivamente, alla magia omeopatica e alla magia contagiosa, che sono due rami della magia simpatica, così chiamata perché si basa sull'esistenza di una 'segreta simpatia' che rende possibili, tra le cose, azioni a distanza.
Secondo Frazer, la magia in quanto sistema di pensiero o visione del mondo si basa sullo stesso principio della scienza moderna: l'universo è ordinato e uniforme, e in esso ogni causa è seguita da un effetto. 
Ciò che rende la magia un sistema di pensiero “prescientifico” è l'errata applicazione dei due principi del pensiero, che di per sé, invece, sono corretti: l'associazione di idee simili e l'associazione di idee contigue nello spazio e nel tempo.
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L'antropologo Edward Evans-Pritchard (1902-1973) tra il 1926 e il 1930 partecipò a 3 spedizioni nel regno degli Azande, un popolo di coltivatori, cacciatori e pescatori del Sudan meridionale, di cui descrisse la cultura nel volume Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande (1937). 
Per comprenderne le usanze, Evans-Pritchard imparò la lingua locale e visse a stretto contatto con loro
Ciò gli permise di dare un'interpretazione non semplicistica e molto innovativa del molo sociale svolto dalla magia.
Ma, contrariamente agli evoluzionisti, Evans-Pritchard non era interessato alla magia come tappa di un processo evolutivo riguardante tutta l'umanità, ma a un tipo di magia particolare, quella degli Azande.
Il pensiero magico coesisteva con il ragionamento empirico (non razionale;non ricavato per puro ragionamento) e in un certo senso lo completava, integrandolo da un punto di vista psicologico e sociale.

Nel contesto culturale studiato da Evans-Pritchard, dunque magia e stregoneria non hanno a che fare con il soprannaturale ma sono realtà profondamente umane strumenti con cui difendersi dai nemici o con cui attaccarli; attraverso gli oracoli, gli esorcismi e i vari tipi di rimedi esse danno vita a un sistema di credenze e pratiche assai difficile da smontare perché provvisto di una logica interna.

Il pensiero magico

Il pensiero magico

Tra magia è  religione intercorrano rapporti molto stretti.
Nelle religioni tribali, ad esempio, figurano oggetti e simboli che si ritengono dotati di speciali poteri, e si celebrano eventi come l'evocazione degli spiriti, le danze propiziatorie o i riti di guarigione.

La magia si può definire come la credenza nel potere del gesto e della parola.
Le arti magiche, comprendono formule verbali, invocazioni e pratiche con le quali si ritiene di influire sul corso degli eventi o sulla natura delle cose .
Tra gli atti magici più comuni e ricorrenti si segnalano la preparazione di pozioni che guariscono malattie e producono trasformazioni, l'imposizione delle mani o il tocco della bacchetta magica per risanare o conferire particolari poteri, l'azione a distanza conseguente alla recitazione di un formulario, i gesti rituali compiuti su un oggetto appartenuto alla persona che si vuole colpire.


La cultura popolare distingue inoltre:

- la "magia nera", distruttiva
- la "magia bianca", che persegue scopi benefici. 
Inoltre:
-la "magia naturale" trasforma la natura inserendosi nel gioco delle sue leggi ed è l'antenata della scienza
-la "magia cerimoniale" si serve delle pratiche più varie, quali scongiuri, formule verbali ripetute più volte, imposizione delle mani, aspersione di liquidi, contatto con oggetti (per scopi benefici o malefici)


L'opera di magia, infatti, può essere chiamata in vari modi: 

-'negromanzia' indica un'antica arte divinatoria fondata sull'evocazione degli spiriti dei definiti e su pratiche occulte effettuate sui cadaveri
- 'divinazione", che designa l'arte di prevedere il futuro, ovvero di scoprire le intenzioni divine, interpretando gli eventi
-"sortilegio" era, nell'antichità, una pratica divinatoria, effettuata lasciando cadere dei bastoncini o altri oggetti colorati e interpretandone poi le modalità della caduta o l'ordine con cui si riusciva a raccoglierli uno per uno, senza urtare gli altri
-'incantesimo" si riferisce invece alla facoltà di 'incantare", cioè di soggiogare qualcuno, influire su di lui a distanza, addormentarlo o pietrificarlo
-"malocchio",  la potenza della visione, si riferisce all'influsso malefico esercitato dallo sguardo di persone dedite a pratiche magiche e diaboliche.
-la stregoneria è l'arte occulta e pericolosa di uomini e donne dediti alla magia nera
per l'antropologia lo stregone è un individuo provvisto di autorità sacrale che può compiere magie benefiche o malefiche a vantaggio o danno della sua comunità. 


L'allevamento

La domesticazione indica un processo in cui una specie animale o vegetale viene domesticata, ovvero abituata a convivere con gli uomini in spazi limitati e ad essere da questi controllati

Scopi:
-cibo
-trasporto
-fibre
-tessili

L'allevamento di animali erbivori ruminanti (mucche, pecore, capre, cammelli) è alla base delle cosiddette società di pastori e allevatori, nomadi o seminomadi che a causa delle caratteristiche del clima e del suolo non si poteva coltivare

  • il bestiame rappresenta la ricchezza ed è la principale fonte di prestigio sociale (può essere usata come valuta)
  • società instabili: la base economica è fragile in quanto un'epidemia può uccidere tutti gli animali o il raccolto
  • società patrilineare (bestiame appartiene ai capi famiglia)

L'agricoltura


L'agricoltura
10.000 anni fa, c'è stata una svolta dalle proporzioni immense.
L'uomo è diventato da cacciatore e raccoglitore ad agricoltore e allevatore di animali.

Gli studiosi si sono chiesti perchè gli uomini siano diventati agricoltori e allevatori, proprio quando la caccia e la raccolta poteva garantirli un nutrimento adeguato e piu tempo libero. Diventando agricoltori scelsero una attività faticosa, con una alimentazione povera che li rese più esposti alle malattie.
In alcune zone, c'erano delle precondizioni che spinsero l'uomo verso la domesticazione, l' allevamento e il lavoro agricolo.
Precondizioni:
cambiamento climatico 
crescita della popolazione 
progresso tecnologico 
Le conseguenze della domesticazione di alcuni animali e piante fu la nascita di insediamenti fissi.
Lo sfruttamento del suolo, la possibilità di immagazzinare cibo e i primi commerci hanno causato una crescita della popolazione.